Come immagini che cambierà il ruolo/il lavoro dell’infermiere nei prossimi 10 anni?
La categoria è stata sottoposta a un grandissimo stress durante la pandemia di COVID-19, questo lo sappiamo tutti. Vari paesi, fra cui l’Italia, si sono accorti in maniera brutale che ci sono effettivi problemi di organico. A questo si sta provvedendo… mi immagino quindi che, pian piano, saremo di più. E mi auguro anche, di nuovo al solo livello italiano, che saremo meglio tutelati e rappresentati.
A livello europeo è già iniziato un graduale processo di trasformazione, che vede l’infermiere sempre più coinvolto nel processo di diagnosi, includendo poi anche la possibilità di prescrivere determinati farmaci. Quindi vedo un infermiere che avvicina una parte della sua professionalità a quella dei medici.
Ma vedo anche che saranno sempre maggiori le competenze informatiche di cui dovrà disporre l’infermiere del futuro: la cartella clinica e il piano terapeutico cartacei stanno sparendo già adesso. Fra 10 anni la trasformazione verso il digitale sarà completa. In ogni struttura sanitaria smartphone, tablet e computer in generale saranno la norma: nella gestione fisica ed anagrafica del paziente, dei suoi trattamenti e dei medicinali che dovrà assumere; ma anche nella gestione degli stock di reparto, tanto per i farmaci quanto per tutti gli altri prodotti; nella gestione delle attrezzature come dei turni di lavoro; anche gli accessi a farmaci, attrezzature e materiali saranno gestiti in modo elettronico e tracciabile.
Immagino un futuro senza chiavi: sarà il cartellino identificativo, oppure lo smartwatch o lo smartphone che apre porte, sblocca armadi e cassetti e segna entrate ed uscite dal lavoro.
Come immagini un carrello di reparto di qui a 10 anni?
Continuando il filo logico della mia precedente risposta, riesco quasi ad immaginare dei carrelli di reparto a guida autonoma, diciamo dei carrelli robotizzati. Se sta già avvenendo per auto e piccoli mezzi di consegna merci… perché non dovrebbe avvenire nei reparti degli ospedali e delle case di cura?
Ci saranno i farmaci da somministrare ad orari precisi, quindi ripetitivi ed appoggiati ad un piano terapeutico, che saranno probabilmente portati da dei robot direttamente al letto del paziente.
Ma immagino anche carrelli o servizi di consegna “on-demand” che faranno arrivare ciò che è richiesto dall’infermiere. Non importa come e da dove, basta che l’oggetto richiesto arrivi. Quindi immagino che ci sarà sempre meno da “spingere” un carrello di reparto.
Dicci brevemente cosa apprezzi in un carrello di reparto
Credo di dare voce un po’ a tutti i colleghi, in qualsiasi paese si trovino: il carrello deve essere maneggevole e versatile prima di tutto. Deve essere leggero di suo, ma in grado di trasportare un carico piuttosto grosso e lo si deve poter manovrare senza troppo sforzo. Le operazioni di stop and go sono tantissime durante una giornata!
Quando dico versatile, intendo dire che deve potersi adattare a carichi di lavoro che cambiano abbastanza spesso: penso, ad esempio, a picchi di occupazione di certi reparti. Devo anche poter riconfigurare (fino a un certo punto, questo è chiaro) il carrello senza troppo sforzo: per esempio mettere e togliere gli accessori.
Importantissimo: deve essere facile da pulire! Ci dobbiamo mettere meno tempo possibile, e farlo nel modo migliore per la sicurezza di tutti.
Ora che ci penso: la progettazione del carrello deve rendere i tanti gesti, ripetuti tutti i giorni, più comodi possibile. I cassetti si devono aprire bene e con poco sforzo; devono essere di varie dimensioni, con spazi configurabili per un rapido (e comodo) accesso a ciò che contengono; contano anche i piccoli dettagli come la maniglia di un cassetto: sembra poca cosa… eppure si aprono i cassetti centinaia di volte in un giorno.
Se poi il carrello è anche silenzioso durante gli spostamenti, e silenzioso nell’apertura e chiusura dei cassetti… questa è una gran cosa. Ancora meglio se dispone di uno scalino che funge da appoggio per i piedi: noi passiamo la giornata camminando!
Mi sento di dire qualcosa anche sull’aspetto estetico: un prodotto disegnato e concepito bene diventa piacevole per chi ci ha a che fare tutto il giorno, tutti i giorni. Ma capisco che questo aspetto passa in secondo piano.